Convocazioni: come invitare i lavoratori a partecipare ai corsi sicurezza sul lavoro
Convocazione corsi sicurezza sul lavoro
Team building: cos’è e perché è importante per le aziende
Che cosa si intende per team building?
Letteralmente “costruzione della squadra”, con Team Building si intende l’insieme di attività e procedimenti che servono a far interagire un gruppo di persone allo scopo di migliorarne la capacità di lavorare in squadra. È scientificamente dimostrato: un buon Team Building migliora drasticamente il buon umore e il funzionamento della squadra.
Il concetto che proveremo ad approfondire in questo articolo è il Team Building applicato alle aziende: quali potrebbero essere i benefici?
Sempre più organizzazioni di successo hanno compreso quanto importante sia dedicare delle risorse e del tempo alla creazione di un sistema che massimizzi la produzione. Nel percorso da seguire per raggiungere questo risultato ci si ritroverà a gestire persone, ruoli, produttività, efficienza, benessere. Qui alcune indicazioni e attenzioni che le aziende devono considerare nel loro percorso di “ottimizzazione”.
Perché è importante il team building?
Perché una squadra sia efficiente è necessario che i suoi componenti si conoscano e sappiano comunicare. Lo scopo è proprio quello di sottolineare ai membri di un team quanto si completino a livello di conoscenze, personalità, competenze e ambizioni. Tale consapevolezza tende fidelizzare i collaboratori all’azienda, trattenendoli più a lungo e minimizzando il turnover.
Un team di successo è un team che sa dialogare e che sviluppa, magari proprio grazie ad attività di team building, competenze indispensabili come l’empatia, l’ascolto attivo, il rispetto e la trasparenza. Ecco perché il team building diventa la strategia efficace per sciogliere i rapporti, soprattutto tra membri del team con ruoli, posizioni, età e background particolarmente differenti.
Quale attività poter proporre ad un gruppo aziendale?
Più i dipendenti lavorano insieme, collaborando e comunicando in modo veloce ed efficace all’interno di un ambiente armonioso, più è probabile che raggiungano gli obiettivi che si sono prefissati e migliorino le performance.
Assumere dipendenti qualificati è fondamentale per un’azienda, ma non basta. Devono essere messe in atto strategie attraverso le quali tra i lavoratori si sviluppino unione e coinvolgimento: è più semplice raggiungere gli obiettivi aziendali, al contrario di ciò che accade in un luogo di lavoro dove regnano disaccordo e conflitti.
Con questa convinzione proponiamo una serie di interventi che, con coraggio, proponiamo alle aziende. Si tratta di raggiungere una nuova dimensione per le aziende e le Organizzazioni, ma altrettanto necessaria per chi vuole raggiungere degli obbiettivi in modo omogeneo e condiviso.
Spesso ci chiedono: quanto dura l’attività? Siamo convinti che dopo una analisi approfondita con la direzione e i lavoratori, si debbano pianificare una serie di appuntamenti finalizzati al raggiungimento di alcuni semplici obiettivi. Il segreto è la perseveranza: la pianificazione di appuntamenti periodici è di fondamentale importanza per prolungare il beneficio del team building sul benessere e successo dell’organizzazione.
Quali sono i benefici del team building aziendale?
I vantaggi del team building sono decisamente numerosi e oggigiorno sono tante le aziende che si affidano con fiducia a questa strategia per costruire relazioni solide tra le loro risorse umane e raggiungere, quindi, risultati di business più ambiziosi. Eccone alcuni:
- Comunicazione
- Ascolto reciproco
- Rispetto per le opinioni altrui
- Fiducia
- Integrazione del team
- Miglioramento delle capacità di problem solving
- Capacità di affrontare il cambiamento e le circostanze in rapido mutamento
- Capacità di gestire lo stress
- Capacità di gestire il tempo e le scadenze
- Capacità di affrontare la crisi personale e aziendale
- Rafforzare lo spirito di squadra
Ecco come approcciamo il nostro metodo: vuoi saperne di più e implementare la proposta nella tua realtà? Contattaci e scrivici a emozioni@formazionearmonia.com
Perché implementare un sistema di gestione e come guidare le persone al cambiamento
L’obiettivo di un sistema di gestione è di rendere l’organizzazione cosciente dei propri obiettivi e dei modi in cui agisce, scrivendo delle regole (procedure e istruzioni operative) che descrivono il modo di operare.
Implementare questa struttura vuol dire raggiungere obiettivi di miglioramento continuo (di efficienza o di qualità del proprio servizio) e riuscire a tenere sotto controllo i processi e le attività aziendali.
Oltre ad avere benefici economici (per citarne uno: lo sconto INAIL-OT23), il sistema di gestione è ormai diffuso in moltissime organizzazioni di successo. Il sistema infatti aiuta per esempio a mantenere e garantire la conformità legislativa e consente all’azienda di esimersi dalla responsabilità amministrativa per i reati previsti dal D.Lgs. 231/2001 e s.m.i. relativi alla violazione delle norme antinfortunistiche, alla tutela dell’igiene e della salute dei lavoratori e dell’ambiente; […]. Dobbiamo considerare però che il percorso di adozione del sistema di gestione è particolarmente delicato, in quanto ha un impatto sulle abitudini e i modi di lavorare delle persone, che per loro natura mostrano sempre una certa resistenza al cambiamento.
Gestire l’aspetto umano, in questo caso, significa accompagnare i lavoratori verso nuovi obiettivi e consuetudini. Ecco perché un progetto simile deve considerare le persone, i loro bisogni e obiettivi. Esistono degli strumenti da poter utilizzare per allineare il proposito aziendale e il contributo di ogni lavoratore.
Venerdì 10 maggio Armonia propone una giornata di approfondimento,
per far emergere i benefici del cambiamento non solo per l’impresa,
ma anche per il lavoratore.
Come coordinare efficienza e benessere della tua organizzazione
- Quali sono gli elementi fondanti di un sistema di gestione?
- Quali le implicazioni pratico-operative e quali vantaggi può portare l’uso dei sistemi di gestione?
- Esiste un metodo per gestire lo stato d’avanzamento del miglioramento continuo?
L’ingegnere chimico Erica Blasizza affronterà questi temi e risponderà ai quesiti, partendo dalla norma per implementare e utilizzare in azienda un sistema di gestione. Sono previste esercitazioni pratiche per comprendere meglio e applicare i concetti.
Erica Blasizza. Esperta nel campo della consulenza ambientale e salute e sicurezza sul lavoro. Qualificata come RSPP, svolge attività di consulenza anche con riguardo allo sviluppo di sistemi di gestione per la sicurezza e ambientale secondo la norma ISO 45001. Si occupa dello sviluppo di Modelli Organizzativi ex D.Lgs 231/01 e svolge il ruolo di Organismo di Vigilanza in alcune aziende. A queste attività si unisce quella di docente in corsi di formazione per aziende ed enti.
- Come sfruttare l’organizzazione interna per aumentare la fiducia agli occhi del cliente?
- È vero che lo scambio di informazioni tra reparti aumenta la produttività aziendale?
- Perché delimitare le mansioni aiuta il lavoratore a raggiungere il proprio obiettivo?
Il work-shop con Lara ci accompagnerà in un “ambiente” dove sarà più facile alimentare l’entusiasmo nel raggiungere un obiettivo comune e individuare un proposito condiviso dall’intera organizzazione.
Lara Bozzetto. Laughter yoga trainer, Tecnico in Ludicità Consapevole, Istruttore di Joy Motion, Operatore di Scienza del Sé, facilitatrice di Attitudinal Healing (guarigione degli atteggiamenti). La sua proposta sarà l’integrazione di tutto ciò che ha incontrato nel percorso di ricerca. “Mi piace il contatto con le persone e mi piace l’idea di “camminare” con loro condividendo le esperienze. Perché ognuno di noi insegna ciò che lui stesso ha bisogno di imparare.”
Il programma della giornata
- 8.30-12.30: ORGANIZZAZIONE E SISTEMI DI GESTIONE (parte 1) con Ing. Erica Blasizza
1. La valutazione del rischio come:
– Processo di pianificazione della prevenzione;
– Conoscenza del sistema di organizzazione aziendale come base per l’individuazione e l’analisi dei rischi con particolare riferimento ad obblighi, responsabilità e deleghe funzionali ed organizzative;
– Elaborazione di metodi per il controllo della efficacia ed efficienza nel tempo dei provvedimenti di sicurezza adottati
2. Il sistema di gestione della sicurezza: linee guida UNI-INAIL integrazione confronto con norme e standard (OHSAS 18001, ISO, ecc)
3. Il processo del miglioramento continuo - 12.30-13.30: pausa pranzo
- 13.30-17.30: ORGANIZZAZIONE E SISTEMI DI GESTIONE (parte 2) con Ing. Erica Blasizza
4. Organizzazione e gestione integrata:
– Sinergie tra i sistemi di gestione qualità (ISO 9001); ambiente (ISO 14001), sicurezza (OHSAS 18001);
– Procedure semplificate MOG (d.m. 13/02/2014);
– Attività tecnico amministrative (capitolati, percorsi amministrativi, aspetti economici);
– Programma, pianificazione e organizzazione della manutenzione ordinaria e straordinaria
5. La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (D.Lgs. n. 231/2001): ambito di operatività e effetti giuridici (art. 9 legge n. 123/2007) - 17.45-18.30: saluti, relazioni, aperitivo
- 18.30-21.15: CHANGE LAB con Lara Bozzetto
– Un percorso emozionale fatto di giochi, esperienze e condivisione con l’obiettivo di creare un’evoluzione e di conseguenza una rivoluzione della persona e del team per riuscire a creare connessione, apprendimento, idee, soluzioni ed energia positiva all’interno del gruppo stesso.
– Per ottimizzare l’organizzazione interna, aumentare l’entusiasmo, definire gli obiettivi, migliorare la comunicazione tra reparti, regolamentare i mansionari. Per accompagnarvi verso il vostro proposito.
– Per prendersi cura delle persone che lavorano con te con benefici importanti anche sulla produttività e sul coinvolgimento dei tuoi collaboratori, migliorando il benessere in azienda.
Giornata formativa dedicata a:
– Datore di lavoro e Dirigenti;
– HSE manager;
– Consulenti;
– Formatori;
– RSPP e ASPP;
– RLS territoriali.
Partecipazione valida come crediti di aggiornamento.
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Gli approfondimenti sul tema
- Il raggiungimento di obiettivi è il risultato di un cambiamento nell’organizzazione, di una evoluzione nel pensiero delle persone e di una nuova valutazione delle priorità. Clicca qui per approfondire.
- È indispensabile intraprendere un percorso che porti ad una vera e propria cultura della sicurezza, poiché la formazione e i controlli degli enti preposti non sono sufficienti per ridurre malattie ed infortuni sul lavoro. Qui abbiamo sintetizzato cosa può aiutare concretamente a far cambiare il comportamento delle imprese.
Novità Regolamento Macchine 2023/1230: dalla Direttiva al Regolamento
È stato pubblicato il 29 giugno 2023 nella gazzetta ufficiale dell’unione europea il nuovo regolamento macchine (UE) 2023/1230 che andrà a sostituire la Direttiva Macchine 2006/42/CE. La scelta di adottare un regolamento anziché una direttiva consentirà un’attuazione più uniforme, riducendo i ritardi nel recepimento e le differenze di interpretazione tra gli stati membri.
Quando entrerà in vigore il nuovo regolamento macchine e quali sono le novità?
Il 29 giugno 2023 è stato approvato un nuovo Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo riguardante le macchine fisse, mobili, trasportabili e di sollevamento/spostamento, ad esclusione di alcune macchine indicate nelle stesse direttive. È stato redatto in conformità con le indicazioni del nuovo quadro legislativo, quindi è coerente con altre direttive tipicamente applicabili alle macchine, quali la direttiva bassa tensione 2014/35/UE e la direttiva compatibilità elettromagnetica 2014/30/UE.
Il nuovo Regolamento, a seguito della rettifica pubblicata il 4 luglio 2023, verrà applicato a partire dal 20 gennaio 2027, ovvero 42 mesi dopo la data di entrata in vigore, e in pari data verrà abrogata l’attuale Direttiva Macchine 2006/42/CE.
Perché un regolamento e non una direttiva?
La Direttiva è un atto destinato a tutti i Paesi Stati membri dell’unione europea, obbligatorio in tutti gli elementi e con obbligo di risultati: il legislatore di ciascun Stato definisce i mezzi e le modalità più idonei a raggiungere lo scopo della direttiva.
Il recepimento di una Direttiva deve avvenire entro un termine massimo e ogni singolo Stato, attraverso la propria normativa nazionale di recepimento, stabilisce una propria entrata in vigore.
Il regolamento è invece una normativa vincolante e deve essere applicato in tutti i suoi elementi nell’intera Unione Europea senza la necessità di un suo recepimento mediante disposizioni normativi nazionali. Il legislatore non deve quindi apportare modifiche al testo originale mediante l’atto normativo nazionale, evitando quindi la conseguente difficoltà di commercializzazione dei prodotti all’interno del mercato dell’Unione Europea. Il Regolamento, inoltre, entra in vigore lo stesso giorno in tutti i Paesi dell’Unione Europea, evitando ritardi o recepimenti temporali diversi tra i vari Paesi.
A differenza della Direttiva, che richiedeva un adattamento da parte di ciascun paese, la principale novità del Regolamento è che sarà direttamente applicabile in tutti gli stati membri.
Ciò significa: regole più uniformi, assenza di ritardi e univocità di interpretazioni.
Le Novità sul nuovo Regolamento
La Direttiva si applicava solo alle macchine nuove e non considerava le modifiche apportate successivamente, che erano regolate solamente dalle leggi nazionali, le quali variavano da un Paese all’altro.
Armonia sta organizzando una serie di interventi divulgativi e un corso intensivo (in partenza a Ottobre 2024) in materia di “Direttiva Macchine”. Se sei interessato compila il form: ti informeremo sui dettagli della formazione!
Il Regolamento si applica invece anche ai prodotti che hanno subito “modifiche sostanziali”:
- modifiche fisiche o digitali, posteriori alla vendita e all’utilizzo del prodotto;
- modifiche non previste o pianificate dal fabbricante;
- modifiche che influiscano sulla sicurezza, creando nuovi pericoli o aumentando i rischi esistenti, che quindi richiedano riparazioni, dispositivi di protezione aggiuntivi o variazioni dei sistemi di controllo della sicurezza esistenti;
- misure di protezione aggiuntive per garantirne la stabilità o la resistenza meccanica.
In tali casi, chi dovesse apportare tali modifiche dovrà rispettare i medesimi obblighi stabiliti per i fabbricanti dal Regolamento.
Software e componenti digitali
I componenti di sicurezza, già considerati nella Direttiva con l’obbligo di essere contrassegnati dal marchio CE, con il nuovo Regolamento vengono ampliati nella loro definizione.
Si definiscono “componenti di sicurezza” anche quelli digitali, come il software, ciò significa che il Regolamento si applica anche a prodotti immateriali: anche il software che svolge funzioni di sicurezza e che viene venduto separatamente deve essere contrassegnato con il marchio CE, deve inoltre essere accompagnato da una dichiarazione di conformità dell’Unione Europea e, se necessario, da istruzioni per l’uso.
Cybersecurity
La maggior parte delle macchine è oggi collegata a reti per lo scambio di dati che possono subire attacchi di malintenzionati, incidenti che in futuro potrebbero aumentare.
Per questa ragione il nuovo Regolamento richiede che i circuiti di controllo responsabili della sicurezza siano progettati in modo tale da prevenire che tali attacchi hacker possano causare comportamenti pericolosi delle macchine.
È inoltre stato aggiunto un nuovo requisito di sicurezza specificamente dedicato alla protezione dalla corruzione dei sistemi informatici.
Artificial Intelligence (AI)
Il nuovo Regolamento si applica anche ai sistemi che utilizzano tecnologie di intelligenza artificiale. L’obiettivo è garantire la valutazione dei rischi connessi al comportamento delle macchine che funzionano con un certo grado di autonomia.
La fase di apprendimento delle macchine deve essere quindi controllata tramite appositi circuiti di sicurezza, per garantire che non superino i limiti di rischio stabiliti.
Nelle norme di sicurezza e salute applicabili alle macchine mobili, sono anche previste disposizioni specifiche per le macchine mobili autonome, chiamate AGV. Questi prodotti stanno diventando sempre più comuni e sostituiscono lo spostamento manuale di oggetti in vari settori, come le linee di produzione, i magazzini, gli ospedali.
Prodotti ad alto rischio
In relazione al tema del paragrafo precedente, nel nuovo Regolamento è contemplata anche la lista dei prodotti a rischio elevato: a quella della precedente Direttiva sono stati aggiunti i componenti di sicurezza con comportamento auto-evolutivo e le macchine che utilizzano sistemi con comportamento auto-evolutivo.
Si tratta di prodotti dove non si può applicare la procedura di valutazione della conformità interna alla fabbricazione, ma per i quali è sempre richiesto l’intervento di un organismo autorizzato.
Tali prodotti sono suddivisi in sei categorie:
- dispositivi amovibili di trasmissione meccanica, compresi i loro ripari;
- ripari per dispositivi amovibili di trasmissione meccanica;
- ponti elevatori per veicoli;
- apparecchi portatili a carica esplosiva per il fissaggio o altre macchine ad impatto;
- componenti di sicurezza con comportamento totalmente o parzialmente auto-evolutivo mediante approcci di apprendimento automatico, che garantiscono funzioni di sicurezza;
- macchine che incorporano sistemi con comportamento totalmente o parzialmente auto-evolutivo, che utilizzano approcci di apprendimento automatico, che garantiscono funzioni di sicurezza e che non sono stati immessi sul mercato in modo indipendente rispetto solamente a questi sistemi.
Novità nelle figure: importatore e distributore
Il Regolamento (UE) 2023/1230 riprende le figure dell’importatore e del distributore, già previste nel Regolamento (UE) 2019/1020 sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti, e ne delinea gli obblighi.
L’importatore è qualsiasi soggetto stabilito nell’Unione che immette sul mercato UE una macchina o un prodotto correlato originario di un paese terzo e, anche se non risulta essere il fabbricante, è sottoposto agli obblighi elencati all’art.13 per quanto concerne le macchine e l’art.14 per le quasi macchine. In particolare:
- deve assicurarsi che il fabbricante abbia svolto le procedure di valutazione della conformità, abbia compilato la documentazione tecnica, abbia redatto la dichiarazione di conformità, nonché il manuale e che la marcatura CE sia stata apposta sul prodotto;
- se ritiene che la macchina o un prodotto correlato non sia conforme al nuovo regolamento, non deve immetterlo nel mercato finché non viene reso conforme;
- se sono presenti dei rischi per la salute e la sicurezza delle persone, l’importatore deve informare le autorità di vigilanza del mercato;
- deve conservare una copia della dichiarazione di conformità della macchina per almeno 10 anni dalla data di immissione nel mercato;
- deve accertarsi che la documentazione tecnica sia disponibile alle autorità su loro richiesta;
- deve indicare sulla macchina o sull’imballaggio o su un documento di accompagnamento il proprio nome, la propria denominazione commerciale o il proprio marchio, l’indirizzo postale e il sito internet, nonché l’indirizzo di posta elettronica.
Il distributore è qualsiasi soggetto nella catena di approvvigionamento, diverso dal fabbricante o dall’importatore, che mette a disposizione un prodotto rientrante nell’ambito di applicazioni del Regolamento (UE) 2023/1230 sul mercato UE. Tra gli obblighi, indicati agli art.15 e 16 del Regolamento, troviamo:
- verificare che la macchina o il prodotto correlato sia dotato di marcatura CE, sia accompagnato dalla dichiarazione di conformità UE nonché dalle istruzioni per l’uso, verificare che sulla macchina vi sia riportata l’indicazione del modello, della serie o del tipo nonché dell’anno;
- verificare che l’importatore, se esistente, abbia indicato sulla macchina o sull’imballaggio o su un documento di accompagnamento il proprio nome, la propria denominazione commerciale o il proprio marchio, l’indirizzo postale e il sito internet, nonché l’indirizzo di posta elettronica;
- se ritiene o abbia motivo di ritenere che la macchina o il prodotto correlato non sia conforme al Regolamento (UE) 2023/1230, non lo mette a disposizione sul mercato fino a quando non è reso conforme;
- informa immediatamente le autorità nazionali competenti se la macchina o il prodotto correlato presenta un rischio per la salute e la sicurezza.
Dichiarazione di conformità UE
Il nuovo Regolamento prevede anche una nuova dichiarazione di conformità UE al posto della vecchia dichiarazione CE, come previsto dalle nuove leggi: se un prodotto è soggetto a più leggi dell’Unione Europea, è necessario compilare una sola dichiarazione di conformità UE che le includa tutte.
Le novità in sintesi
In conclusione, il nuovo Regolamento Macchine del 2023 comporta importanti cambiamenti nel settore. Sostituisce la vecchia Direttiva e introduce regole uniformi per tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.
Le modifiche sostanziali apportate ai prodotti richiedono attenzione e conformità da parte dei fabbricanti, che devono adottare le procedure appropriate e garantirne la sicurezza.
L’introduzione dei ruoli di importatore e distributore contribuisce a una maggiore responsabilità nel processo di commercializzazione.
L’inclusione dei componenti digitali e dei software nella definizione di “componente di sicurezza” sottolinea l’importanza della cybersicurezza.
L’applicazione dell’intelligenza artificiale nelle macchine richiede un’adeguata valutazione dei rischi e il controllo della fase di apprendimento.
Infine, le categorie di prodotti ad alto rischio richiedono l’intervento di organismi autorizzati per garantire la conformità e la sicurezza.
Con l’implementazione di tali norme, si mira a migliorare la sicurezza e la tutela della salute dei consumatori, nonché a promuovere l’armonizzazione e l’innovazione nel settore delle macchine.
D.Lgs. 81/08: analisi dell’andamento e delle cause degli infortuni
L'andamento degli infortuni 2023 in Veneto
Nel 2023 i morti sul lavoro sono stati, complessivamente, almeno 1.485 (1.484 nel 2022 calcolati con gli stessi parametri), ovvero quasi 30 a settimana e, in media, poco meno di 4 al giorno: questo è quanto emerge, “per difetto”, in una elaborazione del Centro Studi della Cub in base a dati raccolti da Inail e dall’Osservatorio nazionale morti sul lavoro sia di Bologna che di Mestre. Di questi, 142 sono quelli relativi solo alla Regione Veneto. Di questi, 142 sono quelli relativi solo alla Regione Veneto.
In totale, i deceduti direttamente sul luogo di lavoro sono 900, mentre sono 585 quelli che hanno perso la vita in viaggio (dovuto alla professione, per esempio gli autotrasportatori) o andando o tornando dal luogo di impiego.
Come leggere i dati dell’andamento degli infortuni
Leggere in valore assoluto i numeri pubblicati recentemente dall’Inail ci dà informazioni sulla provenienza e l’età dell’infortunato e sul macrosettore di provenienza. Ma davvero la lettura di questi dati ci aiuta a trarre delle conclusioni?
Il rischio è che ci si fermi alle prime impressioni, che sintetizzate possono essere tradotte in questo modo:
- avvengono più incidenti e infortuni nei settori con un pericolo e rischio rilevante rispetto ai settori in cui il rischio è minore
- nel Veneto, dove c’è una cultura del lavoro orientata al risultato e “al fare” (dove imprenditori e lavoratori dimenticano gli orologi nel cassetto per risolvere “il lavoro” in modo autonomo e con spirito di iniziativa) si dà priorità al profitto piuttosto che alla tutela dei lavoratori.
Altra considerazione è sull’andamento degli infortuni nell’arco degli ultimi anni: sono costanti e in ogni caso non diminuiscono in modo rilevante o almeno non in modo proporzionale all’intensità con cui vengono proposte formazione e azioni ispettive. Perciò: riusciamo con le nostre azioni ad influenzare il trend infortunistico? Gli infortuni aumentano e/o diminuiscono davvero perché siamo più o meno bravi a fare i corsi di formazione e a sorvegliare i lavoratori delle aziende del territorio?
Proposta per analizzare le cause degli infortuni in modo diverso
Siamo abituati al clamore, anche mediatico, post infortunio. E ad associare l’infortunato ad una “categoria di lavoratore” ipotizzando già il settore o l’attività incriminata e la provenienza. Raramente si va oltre, considerando la storia (e il susseguirsi in modo apparentemente casuale di intenzioni, decisioni e azioni) che può aver portato a quella conclusione. Dietro ad ogni infortunio e incidente c’è una storia da analizzare in modo personalizzato e specifico.
Analizzare il percorso invece ci aiuterebbe probabilmente a proporre misure di prevenzione specifiche e diverse. È necessario però un cambio di prospettiva e passare quindi dall’associare la causa dell’infortunio al “mancato utilizzo di dispositivi di protezione individuale”, all’associarla a considerazioni e atteggiamenti che hanno portato quello specifico lavoratore a decidere di effettuare il lavoro senza indossare il DPI adeguato.
Il raggiungimento di questo livello di analisi è il risultato di un cambiamento nell’organizzazione, di una evoluzione nel pensiero delle persone e di una nuova valutazione delle priorità. Clicca qui per approfondire.
E non si parla esclusivamente di “comportamento del lavoratore” ma più in generale di contesto in cui è abituata a lavorare l’organizzazione:
- esiste una programmazione delle attività e si associa il giusto tempo e risorse per la sua esecuzione?
- cosa ha portato il lavoratore ad agire in quel determinato modo?
- ci sono momenti di confronto e arricchimento dei lavoratori in materia sicurezza?
- esiste una valutazione delle priorità e una checklist dei fattori da considerare per eseguire la mansione?
È indispensabile intraprendere un percorso che porti ad una vera e propria cultura della sicurezza, poiché la formazione e i controlli degli enti preposti non sono sufficienti per ridurre malattie ed infortuni sul lavoro. Qui abbiamo sintetizzato cosa può aiutare concretamente a far cambiare il comportamento delle imprese.
Quanto incide “il caso” nella determinazione del trend infortunistico
Esiste una base di potenziali infortuni enorme. E tutto sommato gli incidenti che avvengono sono una percentuale minima rispetto a quelli che potrebbero accadere. Pensare che sia “il caso” a incidere sull’aumento o diminuzione di 10/15 infortuni all’anno, piuttosto che alle azioni di prevenzione che intraprendiamo seguendo i dettami normativi, non è così insensato.
Per capire più facilmente il concetto ci basti immaginare a come guidano gli autisti sulle strade quotidianamente. Se davvero dovessero succedere incidenti ogni volta che oltrepassiamo i limiti di velocità, o posiamo lo sguardo sullo smartphone, o sforiamo da quanto previsto dal codice della strada… probabilmente resterebbero pochi automobilisti illesi.
Quando non accadono infortuni è davvero perché stiamo facendo correttamente prevenzione?
Implementare miglioramenti specifici
Scopriremo che “aumentare ore formazione” o “incrementare la sorveglianza” sono solo due tra le proposte che possiamo implementare in azienda. Ulteriori misure di prevenzione che potrebbero essere introdotte sono:
- inserimento di un sistema di gestione della sicurezza integrato
- proporre un ambiente in cui la comunicazione, il confronto e l’ascolto siano incoraggiati
- dare valore al merito e a chi all’interno dell’azienda possa essere esempio positivo
- determinare regolamenti interni e implementare atteggiamenti e procedure specifiche
- individuare valori prioritari a cui l’intera organizzazione vuole raggiungere, e allineare gli atteggiamenti dei lavoratori
- proporre la cultura della segnalazione
- condividere esperienze, competenze per un arricchimento globale
In sintesi: inserire nella programmazione della produzione un tempo dedicato al benessere dell’organizzazione. Il grado di salute e sicurezza e le scelte che ogni lavoratore deciderà di scegliere saranno la naturale conseguenza.
La figura del medico competente: ruolo e casi di obbligatorietà
Il Medico Competente: obblighi, mansioni e competenze
La salute e il benessere dei lavoratori rappresentano una priorità in qualsiasi sistema produttivo avanzato. Prima di addentrarci nella specifica figura del Medico Competente, è essenziale riconoscere l’importanza del medico di base. Questo professionista rappresenta il primo punto di riferimento per qualsiasi individuo in relazione alla propria salute. È colui che interviene in caso di malattie comuni, offre consigli preventivi, indirizza verso specialisti quando necessario e mantiene un quadro generale dello stato di salute dei suoi pazienti. In un certo senso, il medico di base getta le fondamenta per una sanità proattiva, consentendo una diagnosi precoce e un intervento tempestivo in caso di problemi di salute. Ma mentre il medico di base si focalizza sul benessere individuale al di fuori del contesto lavorativo, il Medico del Lavoro riveste un ruolo parallelo e altrettanto fondamentale all’interno del mondo del lavoro. In Italia, l’importanza di proteggere il benessere fisico e mentale dei lavoratori si manifesta attraverso l’opera di questo professionista specializzato. Ma cosa caratterizza esattamente questo ruolo? Quali sono le competenze necessarie e come viene scelto questo medico?
Chiamaci al 0421 477090 per programmare la tua sorveglianza sanitaria e nominare il medico competente oppure contattaci qui.
1. Cosa si intende per Medico Competente?
Nel vasto panorama della medicina, il termine “Medico Competente” non si riferisce a un medico qualunque. Definito dall’articolo 2, comma 1, lettera H del Decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, questo professionista ha il mandato di lavorare a stretto contatto con il datore di lavoro e il servizio di prevenzione e protezione aziendale.
Qual è la funzione del medico competente? In primo luogo, è quella di collaborare con il datore di lavoro, al fine di:
- valutare rischi occupazionali;
- suggerire le migliori strategie preventive;
- garantire che ogni lavoratore operi in un ambiente sicuro e salubre;
- è responsabile dell’attuazione di programmi di sorveglianza sanitaria;
- garantire che le pratiche in azienda rispettino le norme di sicurezza e salute;
- favorire programmi di promozione della salute in ambito lavorativo, contribuendo a sensibilizzare i lavoratori sulle tematiche legate alla prevenzione e all’adozione di stili di vita salutari.
2. Chi è il Medico Competente, e chi lo nomina?
Il Medico Competente è nominato direttamente dal datore di lavoro. Ovviamente, questo avviene solamente quando il datore di lavoro è tenuto a nominare il Medico Competente, ossia in tutti i casi specifici sanciti dalla legge. Il decreto legislativo 81/2008 è chiaro al riguardo: la nomina di una figura di supervisione sanitaria è obbligatoria in presenza di determinati fattori e rischi lavorativi. La nomina diventa imprescindibile laddove esistono rischi e pericoli per la salute dei lavoratori, come ad esempio
- esposizione ad agenti chimici nocivi
- rumori prolungati o esposizione a radiazioni
- spostamento di oggetti pesanti
- mantenimento di posture statiche per lunghi periodi di tempo.
Questo garantisce che i lavoratori ricevano il monitoraggio e le cure necessarie per evitare danni alla salute a causa delle loro mansioni lavorative.
3. Che tipo di medico deve essere il Medico Competente?
Una domanda legittima che si potrebbe sorgere è: “Tutti i medici possono diventare medici competenti?”. La risposta è no. La laurea in Medicina è solamente il primo passo prima di poter iniziare il proprio percorso per diventare Medico del Lavoro. Per raggiungere il proprio traguardo, infatti, la legge prevede che si debba possedere una formazione specializzata. La specializzazione in Medicina del Lavoro è la principale delle qualifiche riconosciute, seguita poi da altre formazioni come la psicotecnica, la tossicologia industriale, l’igiene industriale, e altri campi correlati. Questa preparazione avanzata assicura che il Medico Competente abbia non solo la capacità di riconoscere i rischi associati a specifici ambienti di lavoro, ma anche la competenza per offrire soluzioni efficaci per mitigarli.
Conclusione
Mentre molte figure professionali contribuiscono al benessere dell’ambiente di lavoro, poche sono così centrali come il Medico Competente. La sua presenza assicura un livello di professionalità e attenzione che beneficia l’intero ecosistema lavorativo. La nomina di un Medico Competente non dovrebbe quindi essere vista come un mero obbligo burocratico, ma piuttosto come un investimento nella salute e nel benessere dei lavoratori, che a sua volta si riflette in un’azienda più produttiva e armoniosa. In un mondo in cui le sfide lavorative sono in continua evoluzione, la presenza di un esperto Medico Competente rimane una costante vitale.
In Armonia Formazione prepariamo professionisti dedicati al benessere aziendale con corsi all’avanguardia, in aula e in presenza virtuale. Controlla il nostro calendario corsi, per rimanere sempre aggiornato nel tuo lavoro.
Piano formativo aziendale: l’importanza della programmazione
Piano formativo aziendale: a cosa serve e perché è fondamentale
Uno degli aspetti fondamentali per la crescita e lo sviluppo di un’azienda è la formazione.
È importante che i lavoratori sappiano su cosa è meglio concentrarsi e per quale motivo, che possano comprendere appieno il fine della formazione; ed è quindi altrettanto importante che i vertici dell’azienda abbiano le idee chiare su quella che può e deve essere la propria offerta interna.
La soluzione che permette ad ambo le parti di trovare un’interazione, passa per il piano formativo aziendale.
Lo scopo principale delle imprese, qualunque ne siano le dimensioni, è quello di creare profitto attraverso attività specifiche che rappresentano l’obiettivo aziendale e il rispetto di valori organizzativi condivisi. Il motore che permette di perseguire queste finalità è costituito da conoscenze e abilità dei dipendenti, dal funzionamento della loro azienda e dalle reali capacità individuali e di gruppo.
Anche l’interscambio di esperienze tra operatori che operano nello stesso ambito territoriale può avere risvolti positivi, per esempio con la partecipazione a corsi in modalità interaziendale.
Considerare le modalità di formazione per una programmazione più attrattiva
Come implementare un piano efficace di formazione per la sicurezza sul lavoro
Per redigere correttamente un piano formativo aziendale, occorre prima di tutto effettuare un’attenta analisi della formazione pregressa, degli obblighi e vincoli normativi, degli obiettivi e dei ruoli aziendali. Sarà così possibile determinare i fabbisogni formativi specifici.
Per ogni percorso formativo, Armonia elabora un report che raccoglie i dati dell’analisi dei fabbisogni specifici e procede con la progettazione e l’erogazione della formazione, che consiste nella realizzazione dei singoli interventi formativi, secondo quanto previsto dal piano formativo. In base a quanto previsto dalla programmazione, le risorse coinvolte potranno svolgere l’esperienza di apprendimento in una delle modalità a disposizione: aula, videoconferenza, e-learning o modalità mista.
Inoltre è molto utile considerare e mettere a punto un sistema di verifica e di raccolta dei feedback, per capire come migliorare contenuti, struttura ed esperienza.
Come facilitare la frequenza dei lavoratori ai corsi sicurezza
Gli obblighi e le necessità formative (imposte da normativa o da esigenze aziendali) portano sempre più spesso i lavoratori in aula a seguire corsi di varia natura. Armonia si propone da tempo, come obiettivo, di rendere più accattivante la formazione in materia di sicurezza sul lavoro, rendendola leggera ma non superficiale.
Concretamente ci prendiamo cura delle nostre proposte, e delle persone che aderiranno ai percorsi. La condivisione di informazioni tra i vari reparti organizzativi porta al poter proporre un calendario predisposto per l’intero anno, in modo che l’azienda possa organizzare a lungo termine la partecipazione alla formazione. L’altro vantaggio di poter avere uno strumento già pronto all’uso è di poterlo utilizzare nei casi di emergenza: ci sarà sempre una soluzione, già pronta, da cogliere.
Tieni a portata di mano tutte le date di formazione dei corsi calendarizzati nel 2024. Programma i tuoi aggiornamenti e usa il nostro calendario in caso di “urgenze” formative. Contattaci per informazioni e per pianificare la formazione nella tua azienda, anche finanziata! Clicca qui per il download del calendario.
Se in azienda non è già presente un percorso parallelo finalizzato all’aumento della performance aziendale, allora non bisogna perdere questa occasione per proporlo e attivarlo. Qui di seguito un approfondimento sul Change Lab: lo strumento che utilizziamo per definire obiettivi, migliorare la comunicazione tra reparti, allineare i propositi di ogni lavoratore a quelli aziendali.
Cosa tener conto per la determinazione dei fabbisogni formativi e della successiva pianificazione
L’analisi dei fabbisogni è sicuramente la fase principale. La nostra proposta è il risultato e la conseguenza di una serie di considerazioni e di esperienze pregresse, che ci ha permesso in breve tempo di valutare insieme al cliente, per ogni corso:
- Presenza di nuove assunzioni o cambio/integrazione mansioni
- Mansione del lavoratore, attività specifiche svolte e loro caratteristiche
- Attrezzature e sostanze utilizzate
- Scadenze e aggiornamenti di ogni figura
- Elaborazione o studio dell’organigramma aziendale (della sicurezza)
- Soddisfacimento dei vincoli minimi di legge
- Obiettivi e soft-skill da integrare in base al ruolo
- Ruolo e caratteristiche delle persone coinvolte
- Interazione tra “tempo della formazione” e “tempo di produzione”
- Metodologie migliori in funzione dei contenuti o della fase del percorso formativo
- Analisi degli obiettivi, ovvero i risultati attesi dall’azienda e risorse e strumenti da poter utilizzare per il loro raggiungimento
Dopo la prima fase che Armonia predispone con la dirigenza, nella fase di programmazione si dovrà:
- Coinvolgere i dipendenti per individuare le aree su cui è necessario intervenire e renderli partecipi del processo. La condivisione di contenuti e obiettivi dei corsi aumenterà l’interesse dei lavoratori e faciliterà una loro più efficace partecipazione.
- Valutare l’efficacia e i risultati: servirà per avere una misurazione immediata ma soprattutto per migliorare e “aggiustare” le successive pianificazioni. Bisognerà tener conto per esempio di cosa ha funzionato e cosa no, cosa si sarebbe potuto fare in modo diverso e migliore.
- Garantire esperienze formative più gratificanti e accelerare l’apprendimento
- Allinearsi agli obiettivi aziendali: le necessità dei singoli partecipanti devono essere allineati ai macro obiettivi aziendali; solo in questo modo si riuscirà a raggiungere l’obiettivo principe di qualsiasi attività che coinvolge le persone, ossia aumentare il benessere organizzativo al fine di incrementare la produttività e il fatturato della stessa.
- Non sovraccaricare il personale pretendendo che si inserisca la formazione nei loro impegni, senza concedergli la flessibilità o il tempo necessario per le sessioni di formazione.
Benefici e vantaggi di un piano formativo aziendale
Puntare su un piano di formazione aziendale rende l’azienda più competitiva in un mercato in perenne evoluzione, facendo affidamento su personale perennemente aggiornato.
Vantaggi per i dipendenti. Tra questi troviamo il miglioramento delle capacità individuali, l’acquisizione di nuove conoscenze, la possibilità di espandere il proprio skill set (insieme di abilità), per estendere le potenzialità del proprio ruolo. A queste si aggiunge il miglioramento delle prestazioni lavorative nella posizione già ricoperta. In conclusione, è bene considerare anche come i benefici di una formazione continua, pianificata e strutturata, contribuiscano alla creazione di una cultura aziendale dell’apprendimento, che innegabilmente fa da collante tra i dipendenti e tra i dipendenti e il management.
I vantaggi per l’azienda. Oltre ad aumentare l’appetibilità dell’azienda, l’attenzione alla formazione e alla crescita dei dipendenti e la presenza di una pianificazione formativa a lungo termine aumenta il tasso di retention dell’azienda. Questo significa che i lavoratori dipendenti possono percepire l’attenzione per la loro crescita e formazione come una cura da parte dell’azienda nei loro confronti; di conseguenza saranno più portati a prediligere una carriera al suo interno invece di cercare fortuna altrove.
Attuare una strategia formativa aziendale sul lungo periodo permetterà quantomeno di evitare che posizioni rilevanti rimangano scoperte per troppo tempo, causando rallentamenti (se non veri e propri danni) ai processi di lavoro: più persone crescono all’interno dell’azienda e più sarà facile sostituire in tempi rapidi i dipendenti che decidono di andarsene.
HACCP: una guida per orientarsi
HACCP: significato, normativa e i 7 principi fondamentali
Nel mondo della produzione e manipolazione alimentare, la sicurezza deve avere la precedenza su ogni altro aspetto dalla lavorazione, per evitare contaminazioni, allergeni e altre criticità potenzialmente mortali per il consumatore finale. Il protocollo utilizzato nelle aziende di settore per garantire questa sicurezza prende il nome di HACCP, ma cosa si intende esattamente per HACCP?
Il significato di questo acronimo sta per Hazard Analysis and Critical Control Points, in italiano “Analisi dei Rischi e Controllo dei Punti Critici” ed è un sistema preventivo pensato per garantire la sicurezza alimentare. La sua genesi risale agli anni ’60, quando fu ideato per assicurare che gli astronauti della NASA avessero cibo sicuro durante le loro missioni nello spazio. Da quel momento, il sistema è stato riconosciuto come una soluzione ideale per prevenire i rischi alimentari e assicurare la produzione di alimenti sicuri su scala globale.
Al contrario delle tecniche tradizionali, l’HACCP si concentra sulla prevenzione dei rischi anziché sull’ispezione del prodotto finale. La sua applicazione in Europa è stata regolamentata con la normativa HACCP nel Regolamento CE 852/2004, recepito in Italia con il D.Lgs 193/2007. È un sistema che individua, valuta e controlla i pericoli rilevanti per la sicurezza alimentare lungo tutto il processo produttivo secondo una serie di principi fondamentali.
Quali sono i 7 principi fondamentali dell’HACCP?
I 7 principi fondamentali dell’HACCP sono la chiave della sicurezza che questo sistema riesce a garantire. Infatti, seguire queste regole assicura un’analisi completa di tutta la filiera produttiva di un prodotto commestibile e una gestione efficace dei rischi alimentari:
- Individuazione dei pericoli e analisi dei rischi: identifica tutti i pericoli potenziali associati ad ogni fase del processo produttivo e valuta il loro rischio.
- Individuazione dei CCP (punti di controllo critici): determina i punti, le fasi o le procedure dove possono essere applicati controlli per prevenire, eliminare o ridurre un rischio.
- Definizione dei limiti critici: stabilisce criteri che separano l’accettabilità dalla non accettabilità in ogni CCP.
- Definizione delle procedure di monitoraggio: individua e sistematizza le attività necessarie per garantire che il processo operi entro i limiti critici.
- Definizione e pianificazione delle azioni correttive: stabilisce le azioni da intraprendere quando il monitoraggio indica che un CCP non è sotto controllo.
- Definizione delle procedure di verifica: applica test e altre valutazioni per confermare che il sistema HACCP funzioni efficacemente.
- Definizione delle procedure di registrazione: fornisce la documentazione e la tracciabilità per dimostrare l’efficace funzionamento del sistema.
Dove serve l’HACCP?
L’HACCP è una componente essenziale in ogni livello della produzione alimentare:
- Allevamenti e Coltivazioni: Dall’allevamento di animali, dove si devono prevenire malattie e contaminazioni, assicurando che gli animali siano nutriti con mangimi sicuri e crescano in ambienti puliti e controllati. Anche nelle coltivazioni va prestata attenzione, evitando la comparsa di parassiti o infestanti;
- Produzione e fabbriche: Nelle fabbriche, dove gli alimenti vengono trasformati, confezionati e conservati. Qui, l’HACCP monitora la pulizia delle macchine, la gestione degli ingredienti, la conservazione e molto altro;
- Ristoranti e servizi di ristorazione: Nei ristoranti, l’HACCP assicura che gli alimenti siano conservati, preparati e cotti in modo sicuro, prevenendo contaminazioni crociate, garantendo temperature di cottura appropriate e conservazione sicura.
Ovunque ci sia cibo, dai campi alle tavole, l’HACCP gioca un ruolo fondamentale per assicurare che ciò che mangiamo sia sicuro e salubre.
Attestato HACCP: corsi, valenza e livelli
L’attestato HACCP rappresenta un documento fondamentale per chi lavora nel settore alimentare, attestando la conoscenza e la formazione adeguata riguardo le procedure di sicurezza e salubrità alimentare. Inoltre, secondo il REGOLAMENTO CE 852/04 è obbligatorio per tutti gli operatori del settore alimentare. Nonostante questo, la confusione a riguardo può essere molta.
Quanti livelli di attestato HACCP ci sono?
La normativa che regolamenta la formazione Haccp è regionale e quindi il monte ore e le regole che la determinano sono differenti da Regione a Regione.
Di base c’è una prima grande divisione tra i lavoratori che manipolano gli alimenti (in alcune Regioni esistono differenze in base alla tipologia di lavorazione e di alimento lavorato) e i responsabili o datori di lavoro dell’attività.
Per quanto riguarda i lavoratori, Armonia propone la tipologia adeguata di formazione in base alla Regione in cui il lavoratore andrà ad operare, fornendo una gamma di opzioni in modalità e-elarning. La scelta del livello del corso dipende dalla posizione e dalle mansioni svolte all’interno dell’ambiente lavorativo. Indipendentemente dal livello, è essenziale frequentare corsi di qualità in e-learning, come quelli offerti da Armonia Formazione, per garantire un’adeguata formazione e preparazione. Esiste poi la possibilità di frequentare in presenza nelle nostre aule.
Nello specifico per la Regione Veneto, per quanto riguarda i responsabili, il monte ore è chiaramente maggiore e saranno necessari anche ulteriori requisiti che la Regione prevede. Approfondiremo questo aspetto in un prossimo articolo, ma se sei interessato ai corsi SAB (ex REC) scrivici a info@formazionearmonia.com.
Quanto dura l’attestato di HACCP?
Anche la durata dell’attestato non è regolata a livello statale né, tantomento, Europeo. Infatti, la valenza dei corsi HACCP varia in ogni regione d’Italia. In alcune aree, potrebbe avere una validità di tre anni, in altre cinque. Contattaci per avere chiarezza sulla validità temporale dell’attestato.
L’Importanza dei Corsi Ben Strutturati
Per garantire che l’HACCP sia implementato efficacemente, è essenziale che i responsabili della sicurezza alimentare ricevano una formazione adeguata. Armonia Formazione offre corsi ben strutturati e dettagliati, garantendo che gli studenti non solo ricevano l’informazione, ma la comprendano e la applichino nella pratica quotidiana. Ottenere un attestato HACCP attraverso Armonia Formazione significa essere equipaggiati con le competenze e le conoscenze necessarie per garantire la sicurezza alimentare e la conformità normativa.
Scopri i nostri corsi e-learning e ottieni il tuo attestato HACCP per lavorare nel settore alimentare.
Vulnerabilità sismica nelle scuole
Il Decreto-legge “Milleproroghe 2022” (Legge n.14 del 24 febbraio 2023) ha prorogato ulteriormente i termini per la verifica di vulnerabilità sismica delle scuole.
La norma in esame interviene quindi sull’art. 20 comma 5 del DL 248/2007, che stabilisce che le verifiche tecniche
(verifica vulnerabilità sismica) di cui all’articolo 2, comma 3, dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei
ministri n.3274 del 2003, ad esclusione degli edifici e delle opere progettate in base alle norme sismiche vigenti
dal 1984, devono essere effettuate a cura dei rispettivi proprietari entro il 31 dicembre 2023 (in precedenza al
31 dicembre 2022) e riguardare in via prioritaria edifici e opere ubicati nelle zone sismiche 1 e 2
Cosa sono le zone sismiche?
L’Italia è una regione altamente sismica. Ad eccezione della Sardegna, di parte della Puglia, di parte della Val Padana e delle Alpi centro- occidentali, dove il rischio sismico è basso, l’intero territorio nazionale è soggetto a fenomeni medio-alti di sismicità.
Per individuare il rischio sismico delle diverse aree si effettua la zonazione del rischio sismico.
Principalmente, tramite la zonizzazione vengono determinati i parametri per la progettazione degli interventi strutturali e sismici.
Vademecum della Formazione obbligatoria
Formazione sicurezza sul lavoro: è sempre obbligatoria?
La risposta è: sì, se l’azienda ricade nel campo di applicazione del D.Lgs. 81/08.
Partiamo dal presupposto che i corsi sulla sicurezza sono tutti obbligatori; molti di questi si rivolgono a tutte le aziende, altri che dipendono dal tipo di attività aziendale e dalla mansione svolta dal lavoratore.
R.S.P.P. Datore di Lavoro, formazione dei lavoratori, primo soccorso, antincendio, preposto, R.L.S. sono i corsi che ogni azienda, di base, deve avere.
Formazione su vari tipi di attrezzature, addestramenti, addetti al settore alimentare, invece, sono quelli “specifici” che andranno a svolgersi solo se e quando necessarie (anche qui, in base all’attività e al tipo di mansione svolta).
Quante ore si devono svolgere e che scadenza hanno i corsi?
Il numero di ore da svolgere dipende dal tipo di formazione e dal livello di rischio calcolato per una specifica azienda. Anche scadenza e aggiornamento sono diversi per ogni tipo di corso.
Ad esempio, ci sono due tipologie di corso primo soccorso, uno da 12 e uno da 16 ore. entrambi hanno scadenza triennale, ma l’aggiornamento sarà poi rispettivamente di 4 e di 6 ore.
Il corso antincendio si divide in 3 categorie di rischio (da 4, 8 o 16 ore), e ogni cinque anni deve essere aggiornato con un monte ore rispettivamente di 2, 5 o 8 ore.
La valutazione del livello di rischio deve essere effettuata con attenzione, per questo è sempre meglio rivolgersi ad un consulente esperto in sicurezza sul lavoro.
Formazione specifica dei lavoratori: in cosa consiste e perché è diversa per ognuno?
Il corso di formazione specifica dei lavoratori, come previsto dall’Accordo Stato Regioni, dipende dal tipo di mansione e/o dall’attività stessa dell’azienda, e dal livello di rischio della stessa.
Gli argomenti che verranno affrontati, quindi, devono poter includere i rischi e i pericoli che i lavoratori potrebbero incontrare nello svolgimento delle proprie mansioni.
Chi non è obbligato a frequentare i corsi in materia di sicurezza?
Tutto ciò che riguarda formazione e documentazione inerente la sicurezza sul lavoro scatta nel momento in cui si ha un lavoratore o equiparato (con qualsiasi tipologia contrattuale).
Gli artigiani e i lavoratori autonomi sono regolamentati dall’articolo 21 del D.Lgs. 81/08. Non sussiste l’obbligo esplicito di formazione base ma le situazioni e gli scenari dovranno essere valutati caso per caso. Per esempio, se più lavoratori autonomi lavorano in insieme in un unico appalto potrebbe configurarsi lo scenario di “azienda di fatto” e… si riaffaccia il testo unico.
Dopo la riforma dello sport, particolare attenzione c’è anche per le associazioni sportive, prima escluse dal campo di applicazione, ora obbligate. Vedi l’approfondimento qui per saperne di più.