D.Lgs. 81/08: analisi dell’andamento e delle cause degli infortuni
L'andamento degli infortuni 2023 in Veneto
Nel 2023 i morti sul lavoro sono stati, complessivamente, almeno 1.485 (1.484 nel 2022 calcolati con gli stessi parametri), ovvero quasi 30 a settimana e, in media, poco meno di 4 al giorno: questo è quanto emerge, “per difetto”, in una elaborazione del Centro Studi della Cub in base a dati raccolti da Inail e dall’Osservatorio nazionale morti sul lavoro sia di Bologna che di Mestre. Di questi, 142 sono quelli relativi solo alla Regione Veneto. Di questi, 142 sono quelli relativi solo alla Regione Veneto.
In totale, i deceduti direttamente sul luogo di lavoro sono 900, mentre sono 585 quelli che hanno perso la vita in viaggio (dovuto alla professione, per esempio gli autotrasportatori) o andando o tornando dal luogo di impiego.
Come leggere i dati dell’andamento degli infortuni
Leggere in valore assoluto i numeri pubblicati recentemente dall’Inail ci dà informazioni sulla provenienza e l’età dell’infortunato e sul macrosettore di provenienza. Ma davvero la lettura di questi dati ci aiuta a trarre delle conclusioni?
Il rischio è che ci si fermi alle prime impressioni, che sintetizzate possono essere tradotte in questo modo:
- avvengono più incidenti e infortuni nei settori con un pericolo e rischio rilevante rispetto ai settori in cui il rischio è minore
- nel Veneto, dove c’è una cultura del lavoro orientata al risultato e “al fare” (dove imprenditori e lavoratori dimenticano gli orologi nel cassetto per risolvere “il lavoro” in modo autonomo e con spirito di iniziativa) si dà priorità al profitto piuttosto che alla tutela dei lavoratori.
Altra considerazione è sull’andamento degli infortuni nell’arco degli ultimi anni: sono costanti e in ogni caso non diminuiscono in modo rilevante o almeno non in modo proporzionale all’intensità con cui vengono proposte formazione e azioni ispettive. Perciò: riusciamo con le nostre azioni ad influenzare il trend infortunistico? Gli infortuni aumentano e/o diminuiscono davvero perché siamo più o meno bravi a fare i corsi di formazione e a sorvegliare i lavoratori delle aziende del territorio?
Proposta per analizzare le cause degli infortuni in modo diverso
Siamo abituati al clamore, anche mediatico, post infortunio. E ad associare l’infortunato ad una “categoria di lavoratore” ipotizzando già il settore o l’attività incriminata e la provenienza. Raramente si va oltre, considerando la storia (e il susseguirsi in modo apparentemente casuale di intenzioni, decisioni e azioni) che può aver portato a quella conclusione. Dietro ad ogni infortunio e incidente c’è una storia da analizzare in modo personalizzato e specifico.
Analizzare il percorso invece ci aiuterebbe probabilmente a proporre misure di prevenzione specifiche e diverse. È necessario però un cambio di prospettiva e passare quindi dall’associare la causa dell’infortunio al “mancato utilizzo di dispositivi di protezione individuale”, all’associarla a considerazioni e atteggiamenti che hanno portato quello specifico lavoratore a decidere di effettuare il lavoro senza indossare il DPI adeguato.
Il raggiungimento di questo livello di analisi è il risultato di un cambiamento nell’organizzazione, di una evoluzione nel pensiero delle persone e di una nuova valutazione delle priorità. Clicca qui per approfondire.
E non si parla esclusivamente di “comportamento del lavoratore” ma più in generale di contesto in cui è abituata a lavorare l’organizzazione:
- esiste una programmazione delle attività e si associa il giusto tempo e risorse per la sua esecuzione?
- cosa ha portato il lavoratore ad agire in quel determinato modo?
- ci sono momenti di confronto e arricchimento dei lavoratori in materia sicurezza?
- esiste una valutazione delle priorità e una checklist dei fattori da considerare per eseguire la mansione?
È indispensabile intraprendere un percorso che porti ad una vera e propria cultura della sicurezza, poiché la formazione e i controlli degli enti preposti non sono sufficienti per ridurre malattie ed infortuni sul lavoro. Qui abbiamo sintetizzato cosa può aiutare concretamente a far cambiare il comportamento delle imprese.
Quanto incide “il caso” nella determinazione del trend infortunistico
Esiste una base di potenziali infortuni enorme. E tutto sommato gli incidenti che avvengono sono una percentuale minima rispetto a quelli che potrebbero accadere. Pensare che sia “il caso” a incidere sull’aumento o diminuzione di 10/15 infortuni all’anno, piuttosto che alle azioni di prevenzione che intraprendiamo seguendo i dettami normativi, non è così insensato.
Per capire più facilmente il concetto ci basti immaginare a come guidano gli autisti sulle strade quotidianamente. Se davvero dovessero succedere incidenti ogni volta che oltrepassiamo i limiti di velocità, o posiamo lo sguardo sullo smartphone, o sforiamo da quanto previsto dal codice della strada… probabilmente resterebbero pochi automobilisti illesi.
Quando non accadono infortuni è davvero perché stiamo facendo correttamente prevenzione?
Implementare miglioramenti specifici
Scopriremo che “aumentare ore formazione” o “incrementare la sorveglianza” sono solo due tra le proposte che possiamo implementare in azienda. Ulteriori misure di prevenzione che potrebbero essere introdotte sono:
- inserimento di un sistema di gestione della sicurezza integrato
- proporre un ambiente in cui la comunicazione, il confronto e l’ascolto siano incoraggiati
- dare valore al merito e a chi all’interno dell’azienda possa essere esempio positivo
- determinare regolamenti interni e implementare atteggiamenti e procedure specifiche
- individuare valori prioritari a cui l’intera organizzazione vuole raggiungere, e allineare gli atteggiamenti dei lavoratori
- proporre la cultura della segnalazione
- condividere esperienze, competenze per un arricchimento globale
In sintesi: inserire nella programmazione della produzione un tempo dedicato al benessere dell’organizzazione. Il grado di salute e sicurezza e le scelte che ogni lavoratore deciderà di scegliere saranno la naturale conseguenza.
La figura del medico competente: ruolo e casi di obbligatorietà
Il Medico Competente: obblighi, mansioni e competenze
La salute e il benessere dei lavoratori rappresentano una priorità in qualsiasi sistema produttivo avanzato. Prima di addentrarci nella specifica figura del Medico Competente, è essenziale riconoscere l’importanza del medico di base. Questo professionista rappresenta il primo punto di riferimento per qualsiasi individuo in relazione alla propria salute. È colui che interviene in caso di malattie comuni, offre consigli preventivi, indirizza verso specialisti quando necessario e mantiene un quadro generale dello stato di salute dei suoi pazienti. In un certo senso, il medico di base getta le fondamenta per una sanità proattiva, consentendo una diagnosi precoce e un intervento tempestivo in caso di problemi di salute. Ma mentre il medico di base si focalizza sul benessere individuale al di fuori del contesto lavorativo, il Medico del Lavoro riveste un ruolo parallelo e altrettanto fondamentale all’interno del mondo del lavoro. In Italia, l’importanza di proteggere il benessere fisico e mentale dei lavoratori si manifesta attraverso l’opera di questo professionista specializzato. Ma cosa caratterizza esattamente questo ruolo? Quali sono le competenze necessarie e come viene scelto questo medico?
Chiamaci al 0421 477090 per programmare la tua sorveglianza sanitaria e nominare il medico competente oppure contattaci qui.
1. Cosa si intende per Medico Competente?
Nel vasto panorama della medicina, il termine “Medico Competente” non si riferisce a un medico qualunque. Definito dall’articolo 2, comma 1, lettera H del Decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, questo professionista ha il mandato di lavorare a stretto contatto con il datore di lavoro e il servizio di prevenzione e protezione aziendale.
Qual è la funzione del medico competente? In primo luogo, è quella di collaborare con il datore di lavoro, al fine di:
- valutare rischi occupazionali;
- suggerire le migliori strategie preventive;
- garantire che ogni lavoratore operi in un ambiente sicuro e salubre;
- è responsabile dell’attuazione di programmi di sorveglianza sanitaria;
- garantire che le pratiche in azienda rispettino le norme di sicurezza e salute;
- favorire programmi di promozione della salute in ambito lavorativo, contribuendo a sensibilizzare i lavoratori sulle tematiche legate alla prevenzione e all’adozione di stili di vita salutari.
2. Chi è il Medico Competente, e chi lo nomina?
Il Medico Competente è nominato direttamente dal datore di lavoro. Ovviamente, questo avviene solamente quando il datore di lavoro è tenuto a nominare il Medico Competente, ossia in tutti i casi specifici sanciti dalla legge. Il decreto legislativo 81/2008 è chiaro al riguardo: la nomina di una figura di supervisione sanitaria è obbligatoria in presenza di determinati fattori e rischi lavorativi. La nomina diventa imprescindibile laddove esistono rischi e pericoli per la salute dei lavoratori, come ad esempio
- esposizione ad agenti chimici nocivi
- rumori prolungati o esposizione a radiazioni
- spostamento di oggetti pesanti
- mantenimento di posture statiche per lunghi periodi di tempo.
Questo garantisce che i lavoratori ricevano il monitoraggio e le cure necessarie per evitare danni alla salute a causa delle loro mansioni lavorative.
3. Che tipo di medico deve essere il Medico Competente?
Una domanda legittima che si potrebbe sorgere è: “Tutti i medici possono diventare medici competenti?”. La risposta è no. La laurea in Medicina è solamente il primo passo prima di poter iniziare il proprio percorso per diventare Medico del Lavoro. Per raggiungere il proprio traguardo, infatti, la legge prevede che si debba possedere una formazione specializzata. La specializzazione in Medicina del Lavoro è la principale delle qualifiche riconosciute, seguita poi da altre formazioni come la psicotecnica, la tossicologia industriale, l’igiene industriale, e altri campi correlati. Questa preparazione avanzata assicura che il Medico Competente abbia non solo la capacità di riconoscere i rischi associati a specifici ambienti di lavoro, ma anche la competenza per offrire soluzioni efficaci per mitigarli.
Conclusione
Mentre molte figure professionali contribuiscono al benessere dell’ambiente di lavoro, poche sono così centrali come il Medico Competente. La sua presenza assicura un livello di professionalità e attenzione che beneficia l’intero ecosistema lavorativo. La nomina di un Medico Competente non dovrebbe quindi essere vista come un mero obbligo burocratico, ma piuttosto come un investimento nella salute e nel benessere dei lavoratori, che a sua volta si riflette in un’azienda più produttiva e armoniosa. In un mondo in cui le sfide lavorative sono in continua evoluzione, la presenza di un esperto Medico Competente rimane una costante vitale.
In Armonia Formazione prepariamo professionisti dedicati al benessere aziendale con corsi all’avanguardia, in aula e in presenza virtuale. Controlla il nostro calendario corsi, per rimanere sempre aggiornato nel tuo lavoro.
Piano formativo aziendale: l’importanza della programmazione
Piano formativo aziendale: a cosa serve e perché è fondamentale
Uno degli aspetti fondamentali per la crescita e lo sviluppo di un’azienda è la formazione.
È importante che i lavoratori sappiano su cosa è meglio concentrarsi e per quale motivo, che possano comprendere appieno il fine della formazione; ed è quindi altrettanto importante che i vertici dell’azienda abbiano le idee chiare su quella che può e deve essere la propria offerta interna.
La soluzione che permette ad ambo le parti di trovare un’interazione, passa per il piano formativo aziendale.
Lo scopo principale delle imprese, qualunque ne siano le dimensioni, è quello di creare profitto attraverso attività specifiche che rappresentano l’obiettivo aziendale e il rispetto di valori organizzativi condivisi. Il motore che permette di perseguire queste finalità è costituito da conoscenze e abilità dei dipendenti, dal funzionamento della loro azienda e dalle reali capacità individuali e di gruppo.
Anche l’interscambio di esperienze tra operatori che operano nello stesso ambito territoriale può avere risvolti positivi, per esempio con la partecipazione a corsi in modalità interaziendale.
Considerare le modalità di formazione per una programmazione più attrattiva
Come implementare un piano efficace di formazione per la sicurezza sul lavoro
Per redigere correttamente un piano formativo aziendale, occorre prima di tutto effettuare un’attenta analisi della formazione pregressa, degli obblighi e vincoli normativi, degli obiettivi e dei ruoli aziendali. Sarà così possibile determinare i fabbisogni formativi specifici.
Per ogni percorso formativo, Armonia elabora un report che raccoglie i dati dell’analisi dei fabbisogni specifici e procede con la progettazione e l’erogazione della formazione, che consiste nella realizzazione dei singoli interventi formativi, secondo quanto previsto dal piano formativo. In base a quanto previsto dalla programmazione, le risorse coinvolte potranno svolgere l’esperienza di apprendimento in una delle modalità a disposizione: aula, videoconferenza, e-learning o modalità mista.
Inoltre è molto utile considerare e mettere a punto un sistema di verifica e di raccolta dei feedback, per capire come migliorare contenuti, struttura ed esperienza.
Come facilitare la frequenza dei lavoratori ai corsi sicurezza
Gli obblighi e le necessità formative (imposte da normativa o da esigenze aziendali) portano sempre più spesso i lavoratori in aula a seguire corsi di varia natura. Armonia si propone da tempo, come obiettivo, di rendere più accattivante la formazione in materia di sicurezza sul lavoro, rendendola leggera ma non superficiale.
Concretamente ci prendiamo cura delle nostre proposte, e delle persone che aderiranno ai percorsi. La condivisione di informazioni tra i vari reparti organizzativi porta al poter proporre un calendario predisposto per l’intero anno, in modo che l’azienda possa organizzare a lungo termine la partecipazione alla formazione. L’altro vantaggio di poter avere uno strumento già pronto all’uso è di poterlo utilizzare nei casi di emergenza: ci sarà sempre una soluzione, già pronta, da cogliere.
Tieni a portata di mano tutte le date di formazione dei corsi calendarizzati nel 2024. Programma i tuoi aggiornamenti e usa il nostro calendario in caso di “urgenze” formative. Contattaci per informazioni e per pianificare la formazione nella tua azienda, anche finanziata! Clicca qui per il download del calendario.
Se in azienda non è già presente un percorso parallelo finalizzato all’aumento della performance aziendale, allora non bisogna perdere questa occasione per proporlo e attivarlo. Qui di seguito un approfondimento sul Change Lab: lo strumento che utilizziamo per definire obiettivi, migliorare la comunicazione tra reparti, allineare i propositi di ogni lavoratore a quelli aziendali.
Cosa tener conto per la determinazione dei fabbisogni formativi e della successiva pianificazione
L’analisi dei fabbisogni è sicuramente la fase principale. La nostra proposta è il risultato e la conseguenza di una serie di considerazioni e di esperienze pregresse, che ci ha permesso in breve tempo di valutare insieme al cliente, per ogni corso:
- Presenza di nuove assunzioni o cambio/integrazione mansioni
- Mansione del lavoratore, attività specifiche svolte e loro caratteristiche
- Attrezzature e sostanze utilizzate
- Scadenze e aggiornamenti di ogni figura
- Elaborazione o studio dell’organigramma aziendale (della sicurezza)
- Soddisfacimento dei vincoli minimi di legge
- Obiettivi e soft-skill da integrare in base al ruolo
- Ruolo e caratteristiche delle persone coinvolte
- Interazione tra “tempo della formazione” e “tempo di produzione”
- Metodologie migliori in funzione dei contenuti o della fase del percorso formativo
- Analisi degli obiettivi, ovvero i risultati attesi dall’azienda e risorse e strumenti da poter utilizzare per il loro raggiungimento
Dopo la prima fase che Armonia predispone con la dirigenza, nella fase di programmazione si dovrà:
- Coinvolgere i dipendenti per individuare le aree su cui è necessario intervenire e renderli partecipi del processo. La condivisione di contenuti e obiettivi dei corsi aumenterà l’interesse dei lavoratori e faciliterà una loro più efficace partecipazione.
- Valutare l’efficacia e i risultati: servirà per avere una misurazione immediata ma soprattutto per migliorare e “aggiustare” le successive pianificazioni. Bisognerà tener conto per esempio di cosa ha funzionato e cosa no, cosa si sarebbe potuto fare in modo diverso e migliore.
- Garantire esperienze formative più gratificanti e accelerare l’apprendimento
- Allinearsi agli obiettivi aziendali: le necessità dei singoli partecipanti devono essere allineati ai macro obiettivi aziendali; solo in questo modo si riuscirà a raggiungere l’obiettivo principe di qualsiasi attività che coinvolge le persone, ossia aumentare il benessere organizzativo al fine di incrementare la produttività e il fatturato della stessa.
- Non sovraccaricare il personale pretendendo che si inserisca la formazione nei loro impegni, senza concedergli la flessibilità o il tempo necessario per le sessioni di formazione.
Benefici e vantaggi di un piano formativo aziendale
Puntare su un piano di formazione aziendale rende l’azienda più competitiva in un mercato in perenne evoluzione, facendo affidamento su personale perennemente aggiornato.
Vantaggi per i dipendenti. Tra questi troviamo il miglioramento delle capacità individuali, l’acquisizione di nuove conoscenze, la possibilità di espandere il proprio skill set (insieme di abilità), per estendere le potenzialità del proprio ruolo. A queste si aggiunge il miglioramento delle prestazioni lavorative nella posizione già ricoperta. In conclusione, è bene considerare anche come i benefici di una formazione continua, pianificata e strutturata, contribuiscano alla creazione di una cultura aziendale dell’apprendimento, che innegabilmente fa da collante tra i dipendenti e tra i dipendenti e il management.
I vantaggi per l’azienda. Oltre ad aumentare l’appetibilità dell’azienda, l’attenzione alla formazione e alla crescita dei dipendenti e la presenza di una pianificazione formativa a lungo termine aumenta il tasso di retention dell’azienda. Questo significa che i lavoratori dipendenti possono percepire l’attenzione per la loro crescita e formazione come una cura da parte dell’azienda nei loro confronti; di conseguenza saranno più portati a prediligere una carriera al suo interno invece di cercare fortuna altrove.
Attuare una strategia formativa aziendale sul lungo periodo permetterà quantomeno di evitare che posizioni rilevanti rimangano scoperte per troppo tempo, causando rallentamenti (se non veri e propri danni) ai processi di lavoro: più persone crescono all’interno dell’azienda e più sarà facile sostituire in tempi rapidi i dipendenti che decidono di andarsene.
HACCP: una guida per orientarsi
HACCP: significato, normativa e i 7 principi fondamentali
Nel mondo della produzione e manipolazione alimentare, la sicurezza deve avere la precedenza su ogni altro aspetto dalla lavorazione, per evitare contaminazioni, allergeni e altre criticità potenzialmente mortali per il consumatore finale. Il protocollo utilizzato nelle aziende di settore per garantire questa sicurezza prende il nome di HACCP, ma cosa si intende esattamente per HACCP?
Il significato di questo acronimo sta per Hazard Analysis and Critical Control Points, in italiano “Analisi dei Rischi e Controllo dei Punti Critici” ed è un sistema preventivo pensato per garantire la sicurezza alimentare. La sua genesi risale agli anni ’60, quando fu ideato per assicurare che gli astronauti della NASA avessero cibo sicuro durante le loro missioni nello spazio. Da quel momento, il sistema è stato riconosciuto come una soluzione ideale per prevenire i rischi alimentari e assicurare la produzione di alimenti sicuri su scala globale.
Al contrario delle tecniche tradizionali, l’HACCP si concentra sulla prevenzione dei rischi anziché sull’ispezione del prodotto finale. La sua applicazione in Europa è stata regolamentata con la normativa HACCP nel Regolamento CE 852/2004, recepito in Italia con il D.Lgs 193/2007. È un sistema che individua, valuta e controlla i pericoli rilevanti per la sicurezza alimentare lungo tutto il processo produttivo secondo una serie di principi fondamentali.
Quali sono i 7 principi fondamentali dell’HACCP?
I 7 principi fondamentali dell’HACCP sono la chiave della sicurezza che questo sistema riesce a garantire. Infatti, seguire queste regole assicura un’analisi completa di tutta la filiera produttiva di un prodotto commestibile e una gestione efficace dei rischi alimentari:
- Individuazione dei pericoli e analisi dei rischi: identifica tutti i pericoli potenziali associati ad ogni fase del processo produttivo e valuta il loro rischio.
- Individuazione dei CCP (punti di controllo critici): determina i punti, le fasi o le procedure dove possono essere applicati controlli per prevenire, eliminare o ridurre un rischio.
- Definizione dei limiti critici: stabilisce criteri che separano l’accettabilità dalla non accettabilità in ogni CCP.
- Definizione delle procedure di monitoraggio: individua e sistematizza le attività necessarie per garantire che il processo operi entro i limiti critici.
- Definizione e pianificazione delle azioni correttive: stabilisce le azioni da intraprendere quando il monitoraggio indica che un CCP non è sotto controllo.
- Definizione delle procedure di verifica: applica test e altre valutazioni per confermare che il sistema HACCP funzioni efficacemente.
- Definizione delle procedure di registrazione: fornisce la documentazione e la tracciabilità per dimostrare l’efficace funzionamento del sistema.
Dove serve l’HACCP?
L’HACCP è una componente essenziale in ogni livello della produzione alimentare:
- Allevamenti e Coltivazioni: Dall’allevamento di animali, dove si devono prevenire malattie e contaminazioni, assicurando che gli animali siano nutriti con mangimi sicuri e crescano in ambienti puliti e controllati. Anche nelle coltivazioni va prestata attenzione, evitando la comparsa di parassiti o infestanti;
- Produzione e fabbriche: Nelle fabbriche, dove gli alimenti vengono trasformati, confezionati e conservati. Qui, l’HACCP monitora la pulizia delle macchine, la gestione degli ingredienti, la conservazione e molto altro;
- Ristoranti e servizi di ristorazione: Nei ristoranti, l’HACCP assicura che gli alimenti siano conservati, preparati e cotti in modo sicuro, prevenendo contaminazioni crociate, garantendo temperature di cottura appropriate e conservazione sicura.
Ovunque ci sia cibo, dai campi alle tavole, l’HACCP gioca un ruolo fondamentale per assicurare che ciò che mangiamo sia sicuro e salubre.
Attestato HACCP: corsi, valenza e livelli
L’attestato HACCP rappresenta un documento fondamentale per chi lavora nel settore alimentare, attestando la conoscenza e la formazione adeguata riguardo le procedure di sicurezza e salubrità alimentare. Inoltre, secondo il REGOLAMENTO CE 852/04 è obbligatorio per tutti gli operatori del settore alimentare. Nonostante questo, la confusione a riguardo può essere molta.
Quanti livelli di attestato HACCP ci sono?
La normativa che regolamenta la formazione Haccp è regionale e quindi il monte ore e le regole che la determinano sono differenti da Regione a Regione.
Di base c’è una prima grande divisione tra i lavoratori che manipolano gli alimenti (in alcune Regioni esistono differenze in base alla tipologia di lavorazione e di alimento lavorato) e i responsabili o datori di lavoro dell’attività.
Per quanto riguarda i lavoratori, Armonia propone la tipologia adeguata di formazione in base alla Regione in cui il lavoratore andrà ad operare, fornendo una gamma di opzioni in modalità e-elarning. La scelta del livello del corso dipende dalla posizione e dalle mansioni svolte all’interno dell’ambiente lavorativo. Indipendentemente dal livello, è essenziale frequentare corsi di qualità in e-learning, come quelli offerti da Armonia Formazione, per garantire un’adeguata formazione e preparazione. Esiste poi la possibilità di frequentare in presenza nelle nostre aule.
Nello specifico per la Regione Veneto, per quanto riguarda i responsabili, il monte ore è chiaramente maggiore e saranno necessari anche ulteriori requisiti che la Regione prevede. Approfondiremo questo aspetto in un prossimo articolo, ma se sei interessato ai corsi SAB (ex REC) scrivici a info@formazionearmonia.com.
Quanto dura l’attestato di HACCP?
Anche la durata dell’attestato non è regolata a livello statale né, tantomento, Europeo. Infatti, la valenza dei corsi HACCP varia in ogni regione d’Italia. In alcune aree, potrebbe avere una validità di tre anni, in altre cinque. Contattaci per avere chiarezza sulla validità temporale dell’attestato.
L’Importanza dei Corsi Ben Strutturati
Per garantire che l’HACCP sia implementato efficacemente, è essenziale che i responsabili della sicurezza alimentare ricevano una formazione adeguata. Armonia Formazione offre corsi ben strutturati e dettagliati, garantendo che gli studenti non solo ricevano l’informazione, ma la comprendano e la applichino nella pratica quotidiana. Ottenere un attestato HACCP attraverso Armonia Formazione significa essere equipaggiati con le competenze e le conoscenze necessarie per garantire la sicurezza alimentare e la conformità normativa.
Scopri i nostri corsi e-learning e ottieni il tuo attestato HACCP per lavorare nel settore alimentare.
Vulnerabilità sismica nelle scuole
Il Decreto-legge “Milleproroghe 2022” (Legge n.14 del 24 febbraio 2023) ha prorogato ulteriormente i termini per la verifica di vulnerabilità sismica delle scuole.
La norma in esame interviene quindi sull’art. 20 comma 5 del DL 248/2007, che stabilisce che le verifiche tecniche
(verifica vulnerabilità sismica) di cui all’articolo 2, comma 3, dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei
ministri n.3274 del 2003, ad esclusione degli edifici e delle opere progettate in base alle norme sismiche vigenti
dal 1984, devono essere effettuate a cura dei rispettivi proprietari entro il 31 dicembre 2023 (in precedenza al
31 dicembre 2022) e riguardare in via prioritaria edifici e opere ubicati nelle zone sismiche 1 e 2
Cosa sono le zone sismiche?
L’Italia è una regione altamente sismica. Ad eccezione della Sardegna, di parte della Puglia, di parte della Val Padana e delle Alpi centro- occidentali, dove il rischio sismico è basso, l’intero territorio nazionale è soggetto a fenomeni medio-alti di sismicità.
Per individuare il rischio sismico delle diverse aree si effettua la zonazione del rischio sismico.
Principalmente, tramite la zonizzazione vengono determinati i parametri per la progettazione degli interventi strutturali e sismici.
Vademecum della Formazione obbligatoria
Formazione sicurezza sul lavoro: è sempre obbligatoria?
La risposta è: sì, se l’azienda ricade nel campo di applicazione del D.Lgs. 81/08.
Partiamo dal presupposto che i corsi sulla sicurezza sono tutti obbligatori; molti di questi si rivolgono a tutte le aziende, altri che dipendono dal tipo di attività aziendale e dalla mansione svolta dal lavoratore.
R.S.P.P. Datore di Lavoro, formazione dei lavoratori, primo soccorso, antincendio, preposto, R.L.S. sono i corsi che ogni azienda, di base, deve avere.
Formazione su vari tipi di attrezzature, addestramenti, addetti al settore alimentare, invece, sono quelli “specifici” che andranno a svolgersi solo se e quando necessarie (anche qui, in base all’attività e al tipo di mansione svolta).
Quante ore si devono svolgere e che scadenza hanno i corsi?
Il numero di ore da svolgere dipende dal tipo di formazione e dal livello di rischio calcolato per una specifica azienda. Anche scadenza e aggiornamento sono diversi per ogni tipo di corso.
Ad esempio, ci sono due tipologie di corso primo soccorso, uno da 12 e uno da 16 ore. entrambi hanno scadenza triennale, ma l’aggiornamento sarà poi rispettivamente di 4 e di 6 ore.
Il corso antincendio si divide in 3 categorie di rischio (da 4, 8 o 16 ore), e ogni cinque anni deve essere aggiornato con un monte ore rispettivamente di 2, 5 o 8 ore.
La valutazione del livello di rischio deve essere effettuata con attenzione, per questo è sempre meglio rivolgersi ad un consulente esperto in sicurezza sul lavoro.
Formazione specifica dei lavoratori: in cosa consiste e perché è diversa per ognuno?
Il corso di formazione specifica dei lavoratori, come previsto dall’Accordo Stato Regioni, dipende dal tipo di mansione e/o dall’attività stessa dell’azienda, e dal livello di rischio della stessa.
Gli argomenti che verranno affrontati, quindi, devono poter includere i rischi e i pericoli che i lavoratori potrebbero incontrare nello svolgimento delle proprie mansioni.
Chi non è obbligato a frequentare i corsi in materia di sicurezza?
Tutto ciò che riguarda formazione e documentazione inerente la sicurezza sul lavoro scatta nel momento in cui si ha un lavoratore o equiparato (con qualsiasi tipologia contrattuale).
Gli artigiani e i lavoratori autonomi sono regolamentati dall’articolo 21 del D.Lgs. 81/08. Non sussiste l’obbligo esplicito di formazione base ma le situazioni e gli scenari dovranno essere valutati caso per caso. Per esempio, se più lavoratori autonomi lavorano in insieme in un unico appalto potrebbe configurarsi lo scenario di “azienda di fatto” e… si riaffaccia il testo unico.
Dopo la riforma dello sport, particolare attenzione c’è anche per le associazioni sportive, prima escluse dal campo di applicazione, ora obbligate. Vedi l’approfondimento qui per saperne di più.
CCNL EDILIZIA e D.Lgs. 81 – Regole per l’aggiornamento della formazione lavoratori
Ogni quanti anni deve essere aggiornata la formazione lavoratori?
In base all’accordo Stato Regioni di riferimento, la formazione dei lavoratori ex art. 37 D.Lgs. 81/08 ha scadenza quinquennale. Regole diverse invece per i lavoratori del settore edilizia: il Contratto collettivo nazionale dei lavoratori dell’edilizia, siglato il 3 marzo 2022, stabilisce che l’aggiornamento della formazione dei lavoratori, della durata di 6 ore, deve essere effettuato ogni tre anni.
Con l’applicazione del nuovo CCNL dell’edilizia, sottoscritto dalle Parti Sociali il 3 marzo 2022, è stata definita una diversa periodicità di aggiornamento della formazione per i lavoratori in materia di salute e sicurezza sul lavoro prevista dal D. Lgs n. 81/2008 e s.m.i..
Quando entrano in vigore le nuove regole per la formazione sicurezza per il CCNL edilizia?
Il CCNL stabilisce all’allegato 2 “Protocollo formazione e sicurezza”, al capitolo “Formazione su salute e sicurezza”, che l’aggiornamento della formazione dei lavoratori, della durata di 6 ore, di cui al punto 9 dell’Accordo Stato Regioni del 21 dicembre 2011, deve essere effettuato ogni tre anni, diversamente, pertanto, da quanto disposto dal citato Accordo Stato Regioni che stabilisce per l’aggiornamento una periodicità quinquennale.
La nuova periodicità si applica a decorrere dall’aggiornamento successivo a quello in scadenza alla data di entrata in vigore del contratto. Scopri qui le prossime date disponibili per l’aggiornamento dei lavoratori per il settore edilizia e mansioni a rischio alto.
In sintesi cosa dice il nuovo CCNL edilizia?
Pertanto:
- per i lavoratori, operai o impiegati, che hanno aggiornato la formazione base dopo l’entrata in vigore del nuovo CCNL (1° marzo 2022) la scadenza del nuovo aggiornamento è già prevista su base triennale;
- per i lavoratori, operai o impiegati, che, invece, hanno aggiornato la formazione base in un momento anteriore al 1° marzo 2022, la scadenza dell’aggiornamento resta quella originariamente prevista, ossia quinquennale. In questo caso, sarà il secondo aggiornamento che dovrà essere calendarizzato su base triennale.
Si ricorda che la nuova norma contrattuale non riguarda la formazione dei dirigenti o dei preposti stabilita dall’accordo Stato Regioni del 2011 (attualmente in vigore nelle more dell’adozione di un nuovo accordo previsto all’articolo 37, comma 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81).
Lavori in quota: definizione, normativa e formazione
Guida Completa ai Lavori in Quota: Formazione, Normativa e Sicurezza sul Lavoro.
Secondo l’art. 107 del D.Lgs. 81/08 sono considerati lavori in quota tutte le operazioni professionali che espongono il lavoratore al rischio di caduta da un’altezza superiore a 2 metri rispetto ad un piano stabile. Andiamo a scoprire di più.
I lavori in quota rappresentano una delle attività lavorative che implicano specifici rischi e obblighi, tanto per i lavoratori quanto per i datori di lavoro. In questo dettagliato articolo, affrontiamo con precisione e attenzione vari aspetti chiave di questa tematica, considerando normative, formazione e dispositivi di protezione individuale (DPI).
1. Quali sono i Lavori in Quota? Cosa dice la legge.
I lavori in quota vengono descritti da una definizione precisa e articolata all’interno dell’articolo 107 del Decreto Legislativo 81/08. Con “lavori in quota” si indicano tutte quelle attività lavorative svolte a un’altezza superiore a 2 metri rispetto a un piano stabile, che espongono quindi il lavoratore a un potenziale rischio di caduta.
Tra le varie operazioni considerate lavori in quota, sono presenti:
- Lavori di montaggio e smontaggio di elementi prefabbricati;
- Attività su coperture e ponteggi;
- Lavori di demolizione e rinnovamento;
- Interventi su pareti rocciose e molto altro.
Inoltre, sono considerati lavori in quota anche tutte le operazioni di scavo che raggiungono profondità superiori a 2 metri, che espongono ugualmente l’operatore ad un rischio di caduta.
2. Formazione sulla Sicurezza per Lavori in Quota: un Passaggio fondamentale.
Essere formati sul da farsi durante le operazioni in quota è uno step fondamentale per garantire la sicurezza dell’operaio durante tutte le fasi di un progetto in quota. Ma quando è obbligatorio il corso per lavori in quota? Secondo la legge, la formazione è obbligatoria per tutti i lavoratori che svolgono attività in quota e per coloro che si occupano della gestione della sicurezza nei cantieri. Questo perché le competenze relative alle tecniche di sicurezza e all’utilizzo dei DPI specifici per i lavori in quota sono essenziali per prevenire infortuni e garantire un ambiente di lavoro sicuro. La formazione, per essere considerata valida, deve coprire:
- Rischi relativi ai lavori in quota;
- Uso corretto dei DPI per i lavori in quota;
- Misure di prevenzione e protezione;
- Utilizzo delle attrezzature specifiche per l’attività svolta.
È pertanto indispensabile che il datore di lavoro assicuri che i propri dipendenti abbiano accesso a un corso di formazione adeguato, per garantirne la sicurezza e per ottemperare agli obblighi legali. Abbiamo pensato esattamente a queste esigenze progettando il nostro corso di sicurezza per Lavori in Quota e DPI di terza categoria.
3. Lavori in Quota: Quali sono gli obblighi del datore di lavoro per lo svolgimento dei lavori in quota ai sensi dell’art 111 del D.Lgs. 81/08?
Approfondiamo ora gli obblighi del datore di lavoro riguardo ai lavori in quota, concentrandoci specificamente sull’articolo 111 del D.Lgs. 81/08, che descrive gli obblighi durante i lavori in quota e la normativa vigente in queste circostanze. Il datore di lavoro deve:
- Valutare con attenzione i rischi: Un’analisi approfondita è necessaria per comprendere pienamente i potenziali pericoli legati ai lavori in quota e per implementare misure di prevenzione adeguate.
- Scegliere attrezzature idonee: Scegliendo attrezzature conformi e adeguate alla natura del lavoro, il datore di lavoro contribuisce significativamente a minimizzare i rischi.
- Prioritizzare la protezione collettiva: Le misure di protezione collettiva devono essere privilegiate rispetto a quelle individuali, sempre nel pieno rispetto della normativa.
- Assicurare la formazione dei lavoratori: Come abbiamo già accennato, la formazione è vitale e dovrebbe abbracciare non solo le pratiche sicure ma anche la gestione emergenziale.
Un elemento che spesso sorge quando si parla di lavori in quota è la precisione dell’altezza minima: è proprio la quota di 2 metri: è fondamentale essere consapevoli che qualsiasi attività svolta al di sopra di questa altezza richiede misure specifiche di sicurezza e formazione adeguata, anche se solamente di pochi centrimetri.
Il corretto uso dei DPI specifici per i lavori in quota, quali imbracature, linee vita, connettori e assorbitori di energia, rappresenta un ulteriore strato di sicurezza indispensabile per proteggere i lavoratori. Il datore di lavoro deve assicurarsi che i DPI siano non solo presenti e utilizzati correttamente, ma anche che il lavoratore sia adeguatamente formato al loro utilizzo.
Nel complesso, garantire sicurezza e conformità nelle attività di lavori in quota richiede un approccio multidimensionale da parte dei datori di lavoro. Coinvolgendo competenze legali, tecniche e formative, è possibile creare un ambiente di lavoro sicuro e conforme che protegge il benessere dei lavoratori e tutela l’azienda da possibili responsabilità legali.
Ricorda sempre: la sicurezza non è mai troppa quando si tratta di lavori in quota, dove ogni dettaglio conta e può fare la differenza.
Se sei un Datore di Lavoro e vuoi formare i tuoi operai e dipendenti al corretto svolgimento delle operazioni in quota, vieni a provare i nostri corsi di formazione.
Preposti: definizione e mansioni del ruolo
Guida ai Preposti alla Sicurezza: Chi Sono e Quali Sono le Loro Responsabilità
Secondo l’art.2 del D.Lgs. 81/08 è la persona che…sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive…controllandone la corretta esecuzione. Scopriamo nel dettaglio chi sono i preposti alla sicurezza.
La sicurezza sul luogo di lavoro è una componente essenziale per ogni azienda, e i preposti alla sicurezza sono coloro che detengono una parte significativa di questa responsabilità. Ma chi sono esattamente, e quali sono le loro funzioni principali? In attesa delle nuove date dei nostri corsi dedicati alla formazione dei preposti alla sicurezza, vogliamo spiegarti, in questa guida, chi sono i preposti, vedendo la definizione corretta e osservando una panoramica delle loro mansioni. Il tutto, rispondendo alle 7 domande che ci vengono chieste più frequentemente.
1. Chi sono i lavoratori preposti alla sicurezza?
I preposti del datore di lavoro per la sicurezza, il cui sinonimo potrebbe essere supervisori o responsabili della sicurezza, sono individui designati all’interno di un’organizzazione con l’incarico specifico di assicurare che le pratiche di sicurezza siano rispettate e implementate correttamente. Sono coloro che possiedono una formazione approfondita in materia di sicurezza sul lavoro e sono pronti a identificare e risolvere potenziali rischi.
La definizione corretta, secondo l’art.2 del D.Lgs. 81/2008, indica il preposto come la persona che, “in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa”.
2. Quando si diventa preposto alla sicurezza?
Essere nominati preposti del datore di lavoro per la sicurezza richiede non solo una formazione specifica nel campo della sicurezza sul lavoro, ma spesso anche anni di esperienza pratica. Molte organizzazioni richiedono certificazioni specifiche o corsi di formazione specializzati per assicurarsi che il preposto abbia le competenze e la conoscenza necessarie per il ruolo.
3. Che potere ha un preposto alla sicurezza?
I preposti alla sicurezza detengono l’autorità di supervisionare, valutare e, se necessario, intervenire in questioni relative alla sicurezza in azienda. Possono avere il mandato di instaurare protocolli di sicurezza, in-formare e addestrare i dipendenti e assicurarsi che le norme di sicurezza siano sempre rispettate.
4. Cosa rischia il preposto alla sicurezza?
Avere la responsabilità della sicurezza significa anche affrontare potenziali conseguenze in caso di mancanza o inadempimento. Queste possono variare da sanzioni disciplinari interne a possibili procedimenti legali o sanzioni da parte di enti di regolamentazione.
5. Chi sceglie il preposto alla sicurezza?
Abbiamo dedicato un’intero articolo all’individuazione del preposto. Questo il link per l’approfondimento.
6. Quando risponde il preposto alla sicurezza?
Il preposto alla sicurezza è sempre responsabile delle azioni e delle decisioni prese nel contesto delle sue mansioni. In caso di incidenti o non conformità alle norme di sicurezza, deve rendere conto delle circostanze, identificare le cause sottostanti e intervenire con misure correttive. Sarà anche il punto di riferimento per eventuali ispezioni o indagini da parte di enti esterni.
Conclusioni
Il Ruolo dei preposti alla sicurezza è vitale per mantenere un ambiente di lavoro sicuro e protetto. Con una formazione adeguata e un approccio proattivo, possono fare la differenza nel prevenire incidenti e garantire il benessere di tutti i dipendenti.
Se sei un Preposto alla Sicurezza e vuoi tenerti aggiornato rimanendo un vero esperto nel settore, vieni a provare i nostri corsi di formazione in aula sulla sicurezza sul luogo di lavoro.
Gestione delle manifestazioni pubbliche
Come gestire la sicurezza durante concerti, sagre, sfilate di moda, gare sportive
Sono veramente numerose le manifestazioni che si svolgono all’aperto, su aree pubbliche (vie, piazze, spiagge, ecc.), quali: concerti; sagre; sfilate di moda; gare sportive, ecc.
Si tratta di iniziative o manifestazioni che si possono definire, a seconda dei casi o modalità di svolgimento, come dei pubblici spettacoli o dei pubblici intrattenimenti.
Organizzare uno spettacolo od un trattenimento pubblico significa, in buona sostanza, organizzare ed offrire al pubblico un’occasione di divertimento e svago, a pagamento o gratuitamente.
Per organizzare una manifestazione pubblica, un evento, un concerto, è necessario affrontare numerose difficoltà burocratiche e pratiche. Innanzitutto, è necessario interfacciarsi con il Comune ove si vuole organizzare l’evento.
L’accesso al Comune è lo Sportello Unico Attività Produttive (SUAP); quindi, tutta la documentazione dovrà essere presentata, telematicamente, a questo ufficio.
I documenti da considerare per la gestione delle manifestazioni pubbliche: Suap, Safety e security e non solo
Da giugno 2017, l’organizzatore dell’evento deve confrontarsi anche con la Circolare Gabrielli, in materia di Safety e Security: per cui, sarà necessario presentare al SUAP anche il piano di emergenza della manifestazione nel quale dovranno essere indicati, in particolare:
- la tipologia dell’evento;
- le caratteristiche della location;
- la capienza massima del luogo ove si terrà la manifestazione e il numero di partecipanti previsto;
- l’individuazione delle vie di fuga, a norma del decreto Ministero dell’Interno 19 agosto 1996, che dovranno essere chiaramente segnalate con appositi cartelli;
- le dotazioni di personale e di attrezzature e mezzi per il rischio incendio e per l’assistenza sanitaria;
- le modalità di sbarramento degli accessi e delle uscite.
Al fine di determinare una valutazione reale, viene in ausilio il c.d. algoritmo di Maurer: ormai tutti i Comuni sono dotati di questa modulistica che verrà consegnata all’organizzatore dell’evento per la sua compilazione e restituzione al SUAP. L’algoritmo di Maurer nasce come metodo sviluppato per la valutazione dei rischi in grandi eventi: detto algoritmo è in grado di determinare, anche se in maniera empirica, il potenziale pericolo di un evento (tenendo conto di diversi criteri che possono influenzare l’inclinazione al rischio) e l’eventuale dimensione del dispositivo di soccorso necessario.
Per l’organizzazione di un evento pubblico è necessario, inoltre, tenere in considerazione la normativa sull’impatto acustico, di cui alla legge n. 447/95, D.P.R. n. 227/2011, e D.P.R. n. 59/2013.
Raccolta, in tal modo, tutta la documentazione necessaria, consegnata al SUAP, e definito, così, l’aspetto burocratico per l’organizzazione della manifestazione, non resta che iniziare a organizzare, da un punto di vista pratico, la manifestazione: montare il palco e le attrezzature necessarie, nel rispetto del decreto interministeriale 22 luglio 2014, delimitare l’area interessata, individuare le vie di fuga e posizionare l’apposita segnaletica, attivare il personale sanitario e antincendio, attivare il personale necessario per la gestione della sicurezza all’interno della manifestazione.
Armonia è abilitata dalla Camera di Commercio per l’invio al Suap della documentazione necessaria!
Contattaci per un preventivo, verificare i requisiti e compilare con la tua collaborazione le pratiche necessarie all’avvio della tua manifestazione!
Veronica: Cell. 371 4991369 │tecnico@formazionearmonia.com